Pubblicato il Global E-waste Monitor 2020: cresce nel mondo l’impatto dei rifiuti elettronici
Nel 2019 sono stati scaricati globalmente 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, con un incremento del 21% rispetto al 2018. Solo il 17,4% di queste è stato riciclato, di conseguenza una grande quantità di metalli come oro, argento e rame è stata dispersa, abbandonata o bruciata.
I maggiori produttori di rifiuti elettronici sono Cina (10,1 milioni di tonnellate), Stati Uniti (con 6,9 milioni) e India (con 3,2 milioni). Insieme, questi tre paesi hanno contribuito per ol 38% dei rifiuti elettronici mondiali.
In nord Europa si registra invece il maggior tasso di produzione pro-capite, 22,4 kg ciascuno di rifiuti ogni anno, mentre complessivamente l'Europa ha il più alto tasso di riciclaggio, pari al 42%.
Questi dati emergono dal Global E-waste monitor, un’analisi condotta annualmente dalla Global E-waste Statistics Partnership (GESP), una struttura formata da diversi istituti tra cui: UNU – United Nation University, ITU – International Telecommunication Union, ISWA – International Solid Waste Association, UNEP – United Nation Environment Programme. Quest’anno il dossier è stato redatto con il contributo della WHO – World Health Organization e del Ministero Tedesco per lo sviluppo e la collaborazione economica.
Nell'analisi viene evidenziato anche il fatto che i rifiuti elettronici contengono al loro interno sostanze nocive per l’ambiente e per l’uomo, come ad esempio il mercurio, e che 98 milioni di tonnellate di equivalenti di anidride carbonica sono stati rilasciati nell'atmosfera a causa del riciclaggio non conforme di frigoriferi e condizionatori d'aria, contribuendo al riscaldamento climatico.
Gli strumenti elettrici e elettronici sono oramai parte essenziale della vita di tutti i giorni, ma il modo in cui produciamo, consumiamo e smaltiamo i rifiuti elettronici è insostenibile e non in linea con gli obiettivi di un’economia circolare.
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